Non si escludono possibili guadagni anche con posizioni buy

EUR/USD verso la parità


Nella settimana appena conclusa è proseguita la discesa dell’euro nei confronti del dollaro, alimentata dall’inizio del Quantitative Easing(QE) della BCE e dai buoni dati sull’occupazione USA. La moneta unica comunitaria scende ormai verso la parità contro il biglietto verde. La principale domanda è la seguente: quanto durerà ancora il rally del dollaro? Sono in molti gli analisti a pensare che l’euro continuerà a scendere fino alla parità con la valuta USA. Sarebbe solo una questione di tempo, poco tempo. Nella scorsa ottava EUR/USD ha toccato i livelli più bassi degli ultimi 12 anni arrivando a chiudere a 1,0477. Ricordiamo che meno di un anno fa si veleggiava sugli 1,40. “Penso che stiamo andando verso la parità e questa è la logica conclusione all’interrogativo sulla direzione in cui si sta andando”, ha affermato David Zahn, responsabile europeo Fixed Income presso Franklin Templeton in un’intervista all’emittente americana CNBC. In ottica di forex trading ciò significa che è probabilmente saggio continuare con posizioni sell su EUR/USD, che la scorsa settimana hanno assicurato ottimi guadagni.


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Effetto QE e Grecia sull’euro


L’euro non si è indebolito solo nei confronti del dollaro USA: è infatti sceso su tutta la linea, toccando un minimo di sette anni contro la sterlina a 70,145 su EUR/GBP e un minimo di 18 mesi a 127,04 contro lo yen su EUR/JPY. Anche per queste coppie è dunque consigliabile operare con posizioni sell.In effetti non è solo il QE a influire sull’euro: La sua debolezza è incentivata dalle preoccupazioni che la Greciapotrebbe lasciare la moneta unica e che altri Paesi possano seguirla, ponendo forse a rischio il futuro dell’euro.


GBP/USD ai minimi da 20 mesi


La sterlina ha toccato venerdì un nuovo minimo di 20 mesi contro il dollaro. Il biglietto verde è tornato a salire dopo il report deludente della seduta del giorno precedente sulle vendite al dettaglio USA. La coppia GBP/USD ha toccato in chiusura 1,4722, il minimo dal luglio del 2013. Anche in questo caso si suggerisce di continuare a optare per posizioni sell.In definitiva, beneficiando dei guadagni contro l’euro, sterlina e yen, il dollaro USA è riuscito a salire fino a circa l’1% a un massimo di 12 anni a 99,507 contro il paniere delle principali valute, ad un soffio dal livello 100 – psicologicamente importante – visto l’ultima volta nell’aprile 2003.


Quotazioni del petrolio ancora intrappolate


Le quotazioni del petrolio sono nuovamente diminuite sull’arco della settimana, vanificando quanto guadagnato precedentemente. Giovedì i prezzi del petrolio si sono mossi al ribasso, spinti da stime che indicano ancora una volta un consistente incremento delle scorte nel luogo di consegna per i contratti sul petrolio greggio USA, con un aumento della volatilità in vista della scadenza del contratto front-month sul greggio Brent. Venerdì il petrolio ha fatto registrare ulteriori perdite infrangendo la barriera dei 45 USD/oz ed è finito a 44,93 USD/oz.


La forza del dollaro pesa sull’oro


Anche l’oro ha continuato a subire la forza del dollaro USA, che rende meno conveniente l’acquisto di oro ai titolari di altre valute e causa il sell off. Il prezzo del metallo giallo è sceso al minimo di 4 mesi, dopo il crollo a 30 dollari l’oncia dei giorni scorsi. I futures sull’oro con consegna ad aprile sono scesi giovedì 1149,60 USD/oz, per poi risalire alla chiusura venerdi a 1156.


Per le commodities quali petrolio, oro e argento vale il discorso generale in base al quale ci saranno ribassi finché il dollaro si attesterà sui recenti elevati valori, ciò che suggerisce per i futures delle commodities prevalentemente posizioni sell. Essendo la volatilità delle commodities pronunciata, si consiglia di tenere sotto controllo le quotazioni, se si volesse operare su oro, argento e petrolio.Non si escludono possibili guadagni anche con posizioni buy, approfittando dei momentanei e repentini rialzi, anche se dovrebbe continuare la tendenza al ribasso almeno fino all’eventuale cambiamento di rotta del dollaro.


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